Comunicare non è semplice.
O meglio: non è semplice farlo in maniera ordinata, pulita, efficace e senza essere fastidiosi o invadenti.
Parlando di editoria, purtroppo, il volume di comunicazione a cui siamo esposti ogni giorno è a dir poco imbarazzante: agenti letterari che promettono la pubblicazione con le più blasonate Case Editrici, editor che organizzano corsi online per trasformare ogni ripetente cronico nella reincarnazione sobria di Hemingway, editori che garantiscono la pubblicazione di qualsiasi porcheria e promettono di lanciarla verso un successo senza precedenti.
Il tutto, ovviamente, blaterando proclami senza senso come spesso accadeva presso il famoso Speaker's Corner di Londra, con l'unica differenza che l'oratore, invece di salire sulla classica cassetta di legno rovesciata, di erge su un cumulo di letame pronto per essere lanciato su chiunque abbia la sfortuna di attraversargli la strada tentando di fare lo stesso lavoro... magari seriamente.
Ecco. Io vorrei evitare di fare una cosa del genere, anche se, forse, con questo incipit polemico mi sono ritrovato in pieno nel personaggio.
Ma mi piacerebbe parlare di editoria, di scrittura, di impaginazione, di stampa... di tutto quello che ruota intorno a un libro, insomma, senza arrogarmi il diritto di possedere l'unica Verità sulla faccia della terra.
Vorrei creare un filo continuo di conversazione con chi attraversa le lande selvagge dell'editoria, rimanendo fuori dagli schemi assolutisti o rissosi che vanno tanto di moda.
Parlerò di libri.
A tutto tondo.
E ne parlerò in virtù di un'esperienza quasi quarantennale al servizio dell'editoria, della grafica e delle belle lettere, senza che questa esperienza assurga a titolo, quello mai.
Vorrei parlare di libri, sì.
Di libri visti da dentro.
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