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Conversione e pentimento

Immagine del redattore: Fabio GimignaniFabio Gimignani

Qualcuno si chiederà cosa c'entri un percorso di Fede con l'editoria.

C'entra.

C'entra più di quanto si possa immaginare, ma in questo caso la conversione è quella tra un programma e l'altro, mentre il pentimento è soltanto dell'editore, che invece di rifiutare un manoscritto non conforme si adatta a fungere da convertitore non retribuito.

E passiamo allo spiegone.

Prendiamo una Casa editrice a caso: Edizioni Jolly Roger.

Sul sito internet si legge, nella pagina dedicata all'invio dei manoscritti, che gli stessi devono essere inviti in formato Open Office, ovvero con estensione .odt.

Addirittura è presente il link per convolare direttamente alla pagina che consente analisi di sistema e scaricamento della versione più compatibile con hardware e software in uso.

Ora i motivi di una simile indicazione, che specifica come i manoscritti pervenuti in formato differente rischiano di non essere presi in considerazione, possono essere due: il primo è che l'editore (bieco e avido vampiro dedito a succhiare il sangue dei malcapitati autori) percepisce dalla Software House che distribuisce la suite di Open Office un lauto compenso ogni volta che qualcuno scarica il programma partendo dal link inserito nel sito; il secondo è che la suite Open Office funziona (a mio avviso) meglio della più blasonata omologa di una marca che non citerò, si adatta perfettamente a ogni sistema operativo e il suo scaricamento (download, per i puristi informatici) è tanto gratuito quanto legale.

“La seconda che hai detto”, chioserebbe qualcuno, e in effetti è proprio così: Open Office possiede tutte le caratteristiche appena elencate, oltre a essere il software che la Casa editrice ha destinato all'impaginazione dei volumi da pubblicare, laddove non si renda necessario l'impiego di programmi più performanti (parlo di inDesign e della Creative Suite di Adobe) per impaginare pubblicazioni d'arte o particolarmente complesse da un punto di vista grafico.

Ricevere un manoscritto realizzato (per esempio) su piattaforma Microsoft, rende necessaria una conversione di formato che non sempre garantisce la corrispondenza di stili e formattazione.

Alla domanda: “ma la Casa editrice non potrebbe usare Word per impaginare, o impiegare sempre inDesign di Adobe” la risposta è un reciso e categorico “no”.

Non sto a spiegare i motivi che hanno portato a questa scelta, ma se un tizio che lavora da quarant'anni nel campo della comunicazione, ha visto nascere i primi computer e (casualmente) possiede anche un Diploma di Maestro d'Arte in Grafica Editoriale, penso che ci si possa fidare senza cercare troppi peli nelle uova.

E poi il discorso è un altro: se vengono date determinate indicazioni per l'invio del manoscritto è necessario rispettarle, altrimenti sarebbe come pretendere di spedire una lettera affrancandola con i bollini della Coop. Sono sempre rettangolini che si attaccano, ma uno è un titolo di Stato preposto all'invio di corrispondenza, l'altro è qualcosa di completamente diverso.

Quindi se non tentate di spedire una lettera affrancandola con i bollini Coop, abbiate anche la gentilezza di utilizzare i mezzi che la Casa editrice indica sulle proprie pagine o, al limite, occupatevi voi stessi della conversione, riesaminando successivamente il manoscritto per capire se il processo ha generato stravolgimenti nel testo.

Spesso mi trovo costretto a seguire personalmente il processo di conversione per i più svariati motivi, ma ogni volta giuro che sarà l'ultima... e prima o poi lo sarà davvero.

Perché il pentimento arriva sempre con la delicatezza di un colpo di maglio, soprattutto quando l'autore ti fa notare piccole imperfezioni che lavorando su un file generato con il programma richiesto non si sarebbero verificate.

E poi ci sono le Norme redazionali, anche quelle presenti sul sito della Casa editrice e scaricabili in PDF, ma ne parleremo in maniera estesa un'altra volta.

Per adesso sarei felice se venisse recepita l'importanza di utilizzare un programma piuttosto che un altro. Relativamente all'invio di un manoscritto a Edizioni Jolly Roger, è ovvio.

A Mondadori, poi, mandate pure gli elaborati realizzati con lo strumento Testo di Photoshop...


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